Capodanno in vetta in Patagonia per l’ambassador Salomon Tommaso Lamantia.

31 Mar., 2021

4 min di lettura

Tommaso Lamantia

A dicembre sono partito come tutti gli anni in direzione Sud America, verso El Chalten, nella Patagonia Argentina dove ci sono alcune tra le montagne più emblematiche e affascinanti del mondo. Dopo qualche anno di viaggi in queste terre selvagge mi sento a casa e tornare giu ogni inverno è una bella sensazione, quasi famigliare. Rispetto alla prima volta, quell’ambiente all’inizio ignoto, è diventato ora per me conosciuto e il viaggio in se quasi una routine. È sufficiente però uscire qualche chilometro dal villaggio di El Chalten che l’avventura quella vera ricomincia!  L’anno scorso ero partito da solo per la Patagonia con l’intento di scalare il più possibile senza un obiettivo prefissato, ma pronto ad ogni decisione presa in base alle condizioni delle montagne e al meteo. Alla fine ero riuscito a scalare con alpinisti americani, inglesi e italiani molto forti e avevo conosciuto Mirco Grasso, un alpinista di Venezia tanto forte quanto simpatico.

Quest’anno sono partito accompagnato da Stefania la mia ragazza, che si è fermata con me a El Chalten per un paio di settimane ed è poi ripartita alla volta della Tierra de Fuego. In Argentina mi sono trovato con Mirco con il quale sarei invece rimasto un mese deciso a scalare il Fitz Roy. La scelta era quella di scalare il pilastro Goretta seguendo la via aperta dal grande Renato Casarotto nel 1979. Il giorno di Natale siamo arrivati ai piedi delle montagne e ci siamo incontrati anche con Michele Focchi, un amico professore di robotica che era già in Sud America per delle conferenze e si è unito a noi per una settimana. Dopo un’ottima cena di Natale a base di bife di chorizo abbiamo cominciato a guardare il meteo con insistenza sperando di poter scalare il prima possibile. Insistenza con la quale lo si guarda solamente in questo luogo sapendo che tutto è possibile e che previsioni a lungo termine sono pura fantascienza.

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  • Tommaso Lamantia indossa l'abbigliamento Salomon da alpinismo
  • Tommaso Lamantia esplora la Patagonia
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La nostra occasione si è presentata verso la fine dell’anno quando vento e nubi hanno lasciato posto a due belle giornate limpide. La strategia è stata scelta tra varie opzioni e la decisione è stata, salire a bivaccare a Piedra Nera ai piedi dell’Aguja Guillamet. Durante il primo giorno di tempo bello mentre la pareti si puliscono un po’ da ghiaccio e neve lasciato dal lungo periodo di precipitazione, io e Stefania saliamo verso il passo del Quadrado a dare un occhio alle pareti ovest mentre Mirco e Michele verso il passo Guillamet arrivano fino alla base della parete est dell’Aguja Mermoz. L’ultimo giorno del 2019 decidiamo di salire il Pilar Rojo proprio sulla parete est dell’Aguja Mermoz e dopo aver lottato con le condizioni della parete non proprio ottimali riusciamo a goderci le splendide fessure di questa via. Un capolavoro della natura. In 26 h da tenda a tenda riusciamo a salire la prima Cumbre patagonica di questa stagione! Arriviamo in cima alle 10 di sera con le ultime luci dell’anno e ci godiamo la vista che spazia a 360 gradi concentrandoci sul bellissimo pilastro Goretta, prima che il buio ci avvolga e le luci delle frontali ci accompagnino fino alla base dopo una lunga serie di doppie.

Tommaso Lamantia scala in Patagonia
Tommaso Lamantia alpinismo in Patagonia
Tommaso Lamantia climbing Patagonia
Tommaso Lamantia scalate in Patagonia

Dopo giorni passati in paese a rifocillarci dalle fatiche con la miglior carne del mondo, purtroppo il meteo non migliora. Decidiamo così abbiamo di spostarci per qualche giorno verso Bariloche dove si trova una valle incantata con un piccolo rifugio, un laghetto alpino e una moltitudine di guglie graniteiche di ogni forma e dimensione. Il brutto tempo patagonico della stagione ha reso questo ambiente ancora piu interessante, riempiendo di neve i versanti delle montagne e tenendo lontano la moltitudine di scalatori che di solito affollano quest’area. Io e Mirco siamo riusciti a scalare una serie di guglie una piu affilata dell’altra ripetendo vie molto interessanti. Abbiamo esuarito le nostre energie gustandoci roccia bellissima, placche tecniche con lunghi run out e fessure esteticamente bellissime ma fisicamente impegnative. Dopo qualche giorno, felici per aver scalato, stanchi e senza più pelle sulle dita abbiamo riaffrontato il viaggio di 2000 chilometri per rientrare verso il Fitz Roy.

Purtroppo la partenza era fissata per fine gennaio e anche se all’inizio sembrava fosse in arrivo una bella finestra di bel tempo, il clima non è mai veramente migliorato. Il giorno prima della partenza il meteo è stato clemente, mi ha permesso infatti di salire e scendere velocemente dal Cerro Solo. La giornata è stata fantastica perché mi sono ritrovato solo lungo tutto il tragitto e soltanto in cima ho trovato altre cordate. Un po’ di malinconia mi ha accompagnato mentre correvo in discesa sul ghiacciaio per evitare le ore piu calde e rischiare il meno possibile in mezzo ai crepacci. Mentre ammiravo alcune delle guglie più belle del mondo ho salutato il Fitz Roy. Quest’anno il meteo non è stato dalla mia parte, ma tornero presto perché dopo aver ammirato da vicino quella linea non vedo l’ora di poter incastrare mani e piedi nelle sue fessure! Arrivederci Patagonia.

 

Credits photo Tommaso Lamantia ©️

 

 

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